È campionessa di equitazione, ha una laurea in Economia alla Bocconi appesa al chiodo, ma, per quanto intelligente e atletica possa essere, la dote che risalta di più in Nina Senicar non può che essere la bellezza. Serba, ex modella, i più la ricordano come la ragazza mozzafiato dei programmi TV Stile Libero, Distraction, Veline e L'isola dei famosi, a cui partecipò nel 2010. Poi di lei si sono perse le tracce, almeno in Italia: Nina si è infatti trasferita a Los Angeles per studiare recitazione, e oggi torna sul palco del teatro Spazio Uno di Roma con Questo non è paese di Francesco Apolloni, in scena fino al 24 gennaio.
Un «thriller giallo anche un po’ commedia noir», lo definisce lei. In scena ci sono tre personaggi: uno scrittore, il giornalista che deve intervistarlo e la fidanzata di quest’ultimo, interpretata appunto dalla Senicar. «Fino alla fine nessuno capisce quali sono le nostre vere intenzioni».
È contenta di questo debutto?
«È andata bene, siamo stati tutti molto emozionati. Ogni sera è una nuova scoperta e ci divertiamo ancora di più».
“Questo non è Paese” è un riferimento all’Italia?
«Sì, parla di come sia essere giovani oggi in questo Paese. Anche se Francesco il testo lo ha scritto più di cinque anni fa (era stato già portato in scena da Catrilen Marlon, ndr) è ancora molto contemporaneo».
Lei da straniera in Italia che poi ha ri-lasciato il nostro Paese, che idea si è fatta?
«Lo dico da sempre: in nessun Paese al mondo si vive bene come qui. L’Italia ha tutto, sia per la qualità della gente, la sua umanità, il calore, sia per quanto riguarda il cibo e i posti meravigliosi, dal mare alla montagna. Quando qui mi dicono “Vivi a Los Angeles, che figata, com’è?” io rispondo che si sta benissimo, ma non come da voi».
Però forse gli italiani non sono più «solari» come una volta.
«Si, sicuramente sono più arrabbiati, a causa della crisi: ma io vengo da un Paese dove è vent’anni che c’è la crisi, ed è anche molto peggio, quindi per me la gente di qui sta benissimo, a livello di "umori". Si vive ancora bene da voi, nonostante un po’ di amarezza e nostalgia in più».
Il suo rapporto con la Serbia oggi qual è?
«Sono andata via quando avevo 17 anni, e mi è capitato di tornare un anno fa per lavoro e fermarmi due mesi per girare un film per la tv: è stato il periodo più lungo trascorso lì da quando sono via. Non so se potrei mai vivere là però rimane comunque il mio Paese».
Le fa più «casa» la Serbia o l’Italia?
«A volte mi sento più italiana anche perché in Italia ho vissuto i miei vent’anni, che sono i più importanti per la formazione».
Qual è il tratto più italiano che si riconosce?
«Parlo tutte le lingue con accento italiano, ormai. Anche il Serbo! E poi parlo con le mani, in continuazione, come una vera italiana. E soprattutto mando “affanculo”, in italiano».
Allora sì, è cittadina a tutti gli effetti.
«I Serbi sono molto più duri di voi, sono guerrieri, perché la nostra storia ci ha insegnato a vivere così. L’Italia mi ha addolcito molto».
Per questo debutto a teatro quanti hanno malignato “Ecco un’altra bella-e-basta che vuole fare l’impegnata”?
«Non lo so ma se fossi nei loro panni la penserei anch’io così: non giudico quelli che giudicano. Li invito a vedere lo spettacolo e basta».
Se fosse rimasta in Italia ci sarebbe arrivata comunque, in teatro?
«Io ho seguito quello che mi sentivo di fare: la vita è troppo breve per fare cose che non ti rendono più felice. I lavori che facevo qui mi portavano sempre a fare le stesse cose, in America più sai fare e più ti fanno fare, anche cose molto diverse».
Da noi si è molto discusso di Belén al fianco di Don Matteo, la fiction di punta della Rai.
«Non posso giudicare perché non ho neanche visto la serie, ma oggigiorno è diventato - un po’ purtroppo, un po’ per fortuna: dipende per chi – quasi più importante quanta gente ti conosce anziché che cosa sai fare. È così anche a Hollywood: per fare un film grande vogliono nomi che conoscono tutti e che portano più gente al cinema. È inutile che facciamo gli snob, ormai funziona così. Poi è responsabilità di chi ha questa grande visibilità dimostrare di avere anche talento».
Le sue scelte passate le difende tutte?
«Sì anche perché io ho sempre avuto il coraggio, o la pazzia, di seguire il mio cuore e fare quello che mi sentivo di fare: se mi sentivo di ballare col Gabibbo in Velone, amen. Non c’è una strada giusta o sbagliata: oggi certo potrei dire che avrei voluto fare il Centro Sperimentale anziché l’Isola dei Famosi, però dieci anni fa non la pensavo così».
In America si è trasferita anche per amore o quello è arrivato dopo?
«Ho trovato l’amore là, forse anche perché lì nessuno aveva idea di chi fossi e i ragazzi mi vedevano per quello che ero e non per il personaggio. E anch’io ero più libera di innamorarmi: sapevo che chi era dall’altra parte voleva stare con me e non mi usava per finire sui giornali».
Bella, intelligente, laureata, simpatica. Un difetto «di consolazione» per noi comune mortali ce l’ha?
«Uh ce ne sono mille di difetti! Sono zero paziente e ho un carattere molto difficile: chi mi sopporta sono persone estremamente brave».